Storia vera

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È quasi Natale. Io, in questi giorni, divento malinconico. Dicono che, nei giorni di festa, le mancanze si sentono di più. Non sono un tipo che dà adito alle credenze, eppure questa mi sembra così vera, così vicina a me. Mentre tutti sono gioiosi, su di giri, buoni per forza, sorridenti a qualsiasi costo, ci sono momenti in cui non riesco a non estraniarmi. Mi vedo, dall’esterno: sulla faccia un sorriso stampato ma la mente vola altrove. E quando nessuno si accorge della mia assenza, sgattaiolo in un angolo a fare cruciverba, così mi concentro su qualcosa di costruttivo e non scavo troppo a fondo.

Esattamente come in questo momento. Gli altri sono di là, ancora intorno al tavolo, e io mi sono rifugiato in un angolo tutto mio accanto al camino. Penna e cruciverba, 4 orizzontale: Il pittore Lotto. Soluzione: Lorenzo.

Lorenzo. Nella mia mente, ha un solo volto questo nome. Ha il sorriso di un giovane frenetico, sempre in movimento, sempre in compagnia. Ha l’aria frizzante di chi porta una ventata di allegria e caciara ovunque vada, ha la risata contagiosa di chi ama far ridere anche gli altri. Ha anche gli occhi pieni di dolcezza e ha un cuore grande così. Ha l’incoscienza dei diciotto anni, la voglia di sfidare i limiti e la convinzione che la paura non esista, se la ignori.

Lorenzo. C’è un groviglio dietro questo nome, lo porto tutto dentro. È il groviglio di quella maledetta notte in cui il telefono mi svegliò, malvagio, e uno sconosciuto all’altro capo del filo mi comunicò una notizia terribile, inaspettata, imprevedibile. Il borsone della squadra in auto. Un’auto distrutta, testimone della terra che inghiottisce. È così che Lorenzo è volato via. Io, il mister; lui, l’allievo. Io, un fratello maggiore; lui, l’adolescente da indirizzare. Io, proponevo come impegnare il tempo libero; lui, mi infondeva la passione tipica della prima giovinezza. Noi, una coppia perfetta.

Quella notte, la terra ha inghiottito anche me. Si è aperta una voragine sotto i miei piedi e nella mia testa, nei polmoni che non trovavano aria e nel cuore che, dopo un tonfo, per un lungo istante si è bloccato. Una voragine si è aperta dentro me. Chissà se non avessi dato il permesso di andare via dall’allenamento, a te e ad Andrea. Me lo chiedo ogni giorno come sarebbe andata e ho dovuto combattere sin da quella notte con questo tormento.

Ma la tua presenza è ovunque, dentro e fuori di me. E anche quest’anno, attraverso quelle righe e colonne incrociate, ho sentito la tua voce augurarmi Buon Natale, Mister!

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