Il mio piccolo contributo per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Si guardò allo specchio con aria rassegnata e provò ad aggiustarsi bene la frangia, in modo che coprisse la fronte. Poi, all’altezza della nuca, infilò entrambe le mani sotto i capelli per portarli in avanti, a coprire orecchie e gote. Inforcò gli occhiali da sole e avvolse lo sciarpone intorno al viso, fin sotto gli occhiali.

Quando girò la chiave per mettere in moto l’auto, lo stereo partì a tutto volume e Anna ebbe un sussulto. La radio stava passando “Mai per amore” di Gianna Nannini. Quelle parole le facevano sbattere le tempie doloranti e riuscivano a infilarsi in tutto il suo corpo e oltre, nei pensieri coscienti e in quelli non consapevoli. Rimase immobile per qualche minuto, fissando il vuoto, finché la voce dello speaker alla radio la fece tornare in sé. Ormai aveva deciso. Passò il dorso della mano sotto il naso che colava e schiacciò l’acceleratore, per correre a riprendere Davide a scuola.

Mentre guidava, si toccò cautamente la fronte con due dita: le faceva male. Sentì con i polpastrelli la ferita aperta e pregò che non ricominciasse a sanguinare. Aveva stretto i due lembi di pelle aperta con dei cerotti, sperando che quella pseudo-medicazione reggesse. Non era la prima volta che improvvisava, per evitare di ricorrere alle cure mediche. Però, questa volta, quel mostro aveva davvero esagerato.

Poco prima, infatti, Anna era intenta a preparare il pranzo, con la musica a tutto volume. Cantava con insolita felicità. Allora posso essere felice anch’io? si era chiesta, incredula. Si sentiva leggera e sorrideva. Lo so fare ancora, so sorridere! si stupì. E poi, all’improvviso, una stretta alla testa e la spinta verso lo spigolo del tavolo. La vista le si era annebbiata per la forza del colpo. Aveva visto tutto bianco. Il pavimento era freddo contro la guancia. Non aveva sentito la porta di ingresso aprirsi. Un urlo rabbioso alle sue spalle aveva accompagnato il gesto furioso: «Cosa c’è da cantare, puttana! Tutti i vicini pensano che sei la solita puttana che canta quando il marito non c’è». Con una mano, l’aveva presa per i capelli costringendola a guardarlo in faccia. Stretta la mandibola tra pollice e indice dell’altra mano, le aveva puntato gli occhi diabolici in volto. Le aveva infilato una mano tra le gambe, mentre gli occhi sbarrati della donna continuavano a fissare quella bocca semicoperta dai baffi che le faceva ormai ribrezzo. Infine, il mostro le aveva sputato in faccia, vomitandole a denti stretti un imperativo che aveva il sapore di minaccia: «Devi essere felice soltanto con me».

Anna non ne poteva più. Ora basta. Ora prendo Davide e in quella casa non ci torno più.

Lascia un like o condividi se ti è piaciuto.

Seguimi su Instagram (@ENZAGRAZ) per leggere le mie Storie a colori!

7 pensieri su “Mai per amore

Lascia un commento